mercoledì 18 luglio 2018

Tra UE e Giappone... c'è di mezzo la Bri

Il trattato di libero scambio firmato da Unione Europea e Giappone non va letto solo in funzione dell'opposizione alla politica "isolazionista" dell'Amministrazione Trump. Per Tokyo c'è anche altro che ha spinto verso la conclusione di tale accordo, vale a  dire la volontà e la possibilità di sfruttare la rete infrastrutturale e i collegamenti con l'Europa che si sono sviluppati sotto l'ombrello della Belt and Road Initiative cinese.

Come in altre occasioni - e pure in un corposo capitolo del libro - è stato evidenziato, nonostante la diffidenza del governo Abe, la volontà di portare avanti una propria strategia alternativa (in collegamento con India e Usa) e la mancata partecipazione alla AIIB, sono sempre più le grandi aziende nipponiche che sono salite sul carro della Bri, tra le quali Nippon Express che nel maggio scorso ha lanciato un servizio di spedizioni aeree e marittime verso la Cina per poi caricare le merci sulle reti ferroviarie che raggiungono il Vecchio Continente. Come scriveva su Forbes Ralph Jennings nell'aprile scorso, il Giappone "è salito a bordo in parte perché la Belt and Road Initiative aiuta le sue multinazionali ad espandersi in altri paesi. In questo modo, i grandiosi progetti di Pechino potrebbero far avanzare le più ampie ambizioni economiche di Tokyo in Asia".

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